Halloween Week: oggetti maledetti

Dopo aver parlato delle tre bambole più infestate al mondo è arrivato il momento di passare ad altri tipi di oggetti, latori di sfortuna e spesso di morte. Colpa di spiriti malvagi o demoni ingannatori, come è successo con le bambole? Non si sa, ma i fatti parlano chiaro... è meglio non trovarsi mai a contatto con nessuno di essi, tanto perché prevenire è meglio che curare.


La sedia di Thomas Busby

La sedia appesa ad una parete del museo di Thirsk, Yorkshire, Inghilterra
La sedia appesa ad una parete del museo di Thirsk, Yorkshire, Inghilterra
La Busby Stoop Inn è una locanda poco a ovest della cittadina di Thirsk, nel North Yorkshire, Inghilterra, protagonista di una storia oscura e di una maledizione che ebbe inizio nell’estate del 1702 ed è ancora in corso.

Alla fine del 1600, Daniel Awety, un falsario specializzato in monete, si trasferì da Leeds al villaggio di Kirby Wiske, vicino al sito della Busby Stoop Inn, e comprò una fattoria che chiamò Danotty Hall, mettendosi poi in società con il suocero Thomas Busby. Quest'ultimo era un uomo notoriamente prepotente ed ubriacone, pare che un giorno trovò Awety seduto sulla sua sedia preferita, i due ebbero una pesante discussione, tanto che Awety minacciò di portargli via per sempre sua figlia Elizabeth, la moglie, e poi i due coniugi tornarono a casa. Quella notte, Busby andò a Danotty Hall e uccise il genero colpendolo con un martello e dopo nascose il cadavere nei boschi vicini. Quando la gente si accorse della scomparsa di Awety, le indagini per il suo ritrovamento portarono alla scoperta dell’omicidio e del suo colpevole in Thomas Busby. L’assassino subì un processo alla Corte d’Assise di York nel 1702 e venne condannato all’impiccagione, il suo corpo venne immerso nella pece e lasciato a penzolare sulla forca posta ad un incrocio della strada principale che conduceva a Thirsk, accanto a dove sorgeva quella che poi venne chiamata la Busby Stoop Inn. Si dice che mentre veniva condotto al patibolo abbia scagliato una maledizione su chiunque avesse osato sedersi sulla sua sedia. Da qui il nome della locanda, la “stoop chair” è infatti il tipo di sedia in legno che possedeva Busby. E la leggenda della maledizione ebbe inizio.

Nel 1894, uno spazzacamini si fermò a bere alla Busby Stoop Inn, sedendosi sulla famosa sedia. Dopo essersene andato in ora tarda, l'uomo si sdraiò sul ciglio della strada per dormire. La mattina dopo venne ritrovato impiccato ad un cancello accanto al patibolo di Busby. Il verdetto delle indagini fu che si fosse semplicemente suicidato.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, quattro squadroni della Royal Canadian Air Force erano stanziati al vecchio campo di aviazione di Skipton-on-Swale, sulla strada del Busby Stoop Inn. L'equipaggio frequentava regolarmente la locanda e pare che tutti quelli che si sederono sulla sedia non uscirono vivi dai bombardamenti in Germania.

Nel 1968 la Busby Stoop Inn venne rilevata da Tony Earnshaw, un uomo scettico e per niente superstizioso. All’inizio liquidò la maledizione, affermando che fosse una sciocchezza ma in seguito cominciò a preoccuparsi a causa di varie segnalazioni di tragici incidenti. Ad esempio, prima di diventarne il proprietario, Earnshaw si stava godendo una birra alla locanda e sentì due aviatori provocarsi a vicenda per sedersi sulla sedia; entrambi lo fecero e poche ore dopo si schiantarono contro un albero con la macchina, perdendo la vita durante i soccorsi. Successe anche che un gruppo di costruttori che un giorno venne in pausa pranzo sfidò un giovane collega a sedersi sulla sedia. Lui accettò la sfida con prontezza e quando tornò a lavoro morì cadendo da un tetto. Dopo questo fatto, Earnshaw rinchiuse la sedia in cantina. Nel 1978, un impiegato della birreria scese nella cantina per una consegna e si sedette sulla sedia. Disse a Earnshaw che era molto comoda, un ottimo pezzo di arredamento, e che fosse un peccato che l’avesse chiusa in cantina invece di farla godere ai clienti della locanda. Ore dopo, l’uomo perse improvvisamente il controllo del proprio furgone e finì fuori strada, morendo sul colpo.

Questo fu troppo per Earnshaw, che decise di donare la sedia di Busby al museo di Thirsk, a condizione che non permettessero a nessuno di sedercisi sopra e venne obbedito. La appesero al muro, talmente in alto che nessuno possa essere neanche in grado di toccarla e scatenare così la maledizione. E lì è rimasta da allora.

Copper Harding, il direttore del piccolo museo di Thirsk, ha detto: “Il nostro dovere è di rispettare le richieste dei nostri benefattori. Nel corso degli anni molti visitatori mi hanno chiesto il permesso di sedersi sulla sedia. Nel 2004 ebbi una discussione con una troupe cinematografica giapponese al mio rifiuto di lasciargliela toccare, tanto che si rivolsero all’ufficio legale del municipio di Northallerton chiedendo che tipo di penale avrebbero incorso se ci avessero spinto a violare le nostre regole. Gli risposero che la penale sarebbe stata la morte. Avremmo potuto guadagnare molto denaro per il museo se avessimo permesso ai visitatori di sedersi sulla sedia di Busby, ma una promessa è una promessa”.

Per anni, la sedia di Thomas Busby è stata fonte di terrore per molte persone. Gli abitanti del posto erano contenti di vedere gli stranieri sfidare la maledizione e sedersi sulla sedia, ma loro non si sono mai azzardati a farlo. Si crede che sia infestata dallo spirito inquieto di Busby. L’attuale proprietaria della locanda, Karen Rowley, ha detto: “Vivo qui da anni e la gente teme ancora la sedia e la sua maledizione. Ho visto un’apparizione in cima alle scale, una persona molto alta, senza braccia e senza volto. Si muoveva di lato e poi è svanita nella parete. Ero assolutamente terrorizzata."

La Porsche di James Dean

James Dean a bordo di Little Bastard
James Dean a bordo di Little Bastard
James Dean, leggendaria stella di Hollywood, morì il 30 settembre 1955, all’età di 24 anni, quando, a bordo della sua Porsche 550 Spyder, venne coinvolto in uno scontro frontale sulla Highway 46, nei pressi di Cholame, California. Con la sua Little Bastard (“piccola bastarda”, il nomignolo che aveva assegnato all’auto) si stava recando ad una corsa automobilistica a Salinas, California; lo accompagnava il suo meccanico Rolf Wütheric. Ebbe il tempo di dirgli: “Quel tizio deve fermarsi” quando il giovane Donald Turnupseed si immise nella corsia di James con la propria Ford Custom Tudor senza riuscire a frenare in tempo. Rolf e Donald vennero sbalzati fuori dai mezzi, feriti in modo grave agli arti e alla mandibola, ma sopravvissero; James, invece, rimase nell’auto, che dopo l’urto non era altro che una trappola di metallo contorto e morì poco dopo all’ospedale di Paso Robles. Ovviamente la sua morte gettò un’ombra di tristezza sul mondo, visto che l’attore era all’apice della celebrità, oltre che molto giovane. Poche settimane dopo, il suo film più famoso, “Gioventù Bruciata” uscì nei cinema, che si riempirono di fans silenziosi e in lutto.

Ma James fu la prima ma non l’ultima vittima di Little Bastard.

Venne utilizzata nelle settimane seguenti per promuovere la sicurezza stradale nei licei della California, mostrando i pericoli dell’alta velocità ai giovani. Durante un viaggio, il veicolo che la trasportava venne coinvolto in un brutto incidente, l’autista venne sbalzato fuori e Little Bastard gli cadde addosso, schiacciandolo. Ma il nuovo proprietario, George Barris, non si fece problemi a continuare questa attività e scelse di portare l’auto anche in altri stati. Durante un’esibizione all’anniversario della morte di James, i sostegni di Little Bastard cedettero improvvisamente, ed essa travolse un quindicenne lì vicino, schiacciandogli le gambe, ma lui sopravvisse. Poco tempo dopo, sempre durante il trasporto, Little Bastard scivolò via dall’autocarro e causò un altro incidente letale.

Vari pezzi di Little Bastard che vennero installati come ricambi per altre automobili causarono numerosi incidenti letali o quasi nel corso degli anni, finché Barris decise di riportarla in California e lì farla rimanere. Nel 1960 la fece caricare su un treno in Florida, sigillando accuratamente il compartimento che la ospitava. All’arrivo a Los Angels, i lucchetti vennero sbloccati e il compartimento aperto, ma della Porsche non c’era più traccia. Barris assunse degli investigatori per cercarla, offrendo anche una cospicua ricompensa a chiunque gliela avesse riportata, ma Little Bastard non fu più rivista.

Non si può sapere che cosa ci fosse di malvagio in Little Bastard, se fosse posseduta da un demone, maledetta, oppure assomigliasse alla Chrysler Fury assassina del romanzo di Stephen King, “Christine”. Alcuni pensano che questa maledizione sia stata generata dal coinvolgimento di James Dean con delle congreghe dell’occulto di Los Angeles, ma niente è certo. Si spera solo che Little Bastard, o quel che ne resta, abbia smesso di mietere vittime sulla strada.

Il dipinto "The Hands Resist Him"

"The Hands Resist Him" di Bill Stoneham
"The Hands Resist Him" di Bill Stoneham
L’artista americano Bill Stoneham prese una propria foto di quando aveva cinque anni e ci realizzò sopra un quadro, terminato nel 1974, che chiamò “The Hands Resist Him” (Le mani gli resistono). Il dipinto rappresenta un bambino accanto ad una bambola a grandezza naturale, in piedi accanto a lui; dietro di loro una porta a vetri con numerose mani che spuntano dall’oscurità e si protendono verso di loro. A detta dell’artista, la porta rappresenterebbe il confine tra la realtà e i sogni, la bambola la guida che accompagnerà il bambino attraverso di essi e infine le mani sono le infinite possibilità alternative alla realtà.

Lo acquistò l’attore John Marley, famoso per “Il padrino”, presso la galleria di Charles Feingarten e venne poi recensito dal critico d’arte Henry Seldis. Morirono tutti e tre nel giro di pochi anni e il dipinto sparì finché non fece la sua ricomparsa su eBay nel 2000, conosciuto come “il dipinto infestato di eBay”.

Venne messo in vendita da una coppia, l’annuncio spiegava che avevano comprato il dipinto ritenendolo un gradevole pezzo d’arte, finché una mattina la loro bambina di quattro anni e mezzo non gli raccontò di aver sentito i bambini nel quadro litigare e che, addirittura, di notte uscissero e girassero per la casa. Il padre installò una telecamera con sensori di movimento per mostrare alla figlia che non c’era niente di cui aver paura… per poi rilevare che, in certe fasi, la bambola sembrava puntare una pistola contro il bambino come a costringerlo ad andarsene, e il bambino stesso sposato più in là. Questo fatto venne anche dichiarato e documentato attraverso la BBC.

Altre segnalazioni raccontano di aver sentito una voce recitare un rito da esorcista e una ventata di aria calda come quella proveniente da un forno aperto. Sono anche stati riportati malesseri fisici e mentali che si scatenano davanti ad esso. A qualcuno gli si ruppe perfino la stampante nel tentativo di stampare l’immagine del dipinto.

L’attuale proprietario del quadro, Kim Smith, riceve moltissimi messaggi da persone che gli confidano la propria paura nei confronti del dipinto e i malesseri che provoca quando lo fissano, gli suggeriscono di sbarazzarsene, di purificare la casa. Nel 2007 lo presentò ad una mostra privata, quando venne svelato il quadro seguirono pochi secondi di silenzio finché qualcuno non disse: “E’ inquietante”.

E’ in produzione un film diretto da Darren Kyle O’Neill, intitolato appunto “The Hands Resist Him”. Potete vedere qui il trailer.

I dipinti del "bambino che piange"

"Crying boy" di Giovanni Bragolin
"Crying boy" di Giovanni Bragolin

Nel 1985, il quotidiano inglese “The Sun” pubblicò la notizia di un evento che portò al mondo a conoscenza della "maledizione del bambino che piange”. I coniugi Ron e Mary Hall di Rotherham, Yorkshire, persero la loro casa a causa di un incendio talmente portentoso da ridurla praticamente in cenere, venne distrutto tutto eccetto un dipinto raffigurante un bambino piccolo che piange, che rimase intatto e ancora appeso ad una parete. Era loro convinzione che fosse stato proprio quel dipinto a causare l’incendio. Ovviamente l’accaduto fece scalpore, ma ancora di più quando un poliziotto, collega del fratello di Ron Hall, dichiarò che in passato aveva ricevuto altre numerose denunce di incendi causati da un dipinto del bambino che piange ed, infatti, poi gli eventi non si fermarono lì.


Il quadro in questione appartiene ad una serie chiamata semplicemente “The Crying Boy” (Il bambino che piange) firmata da Giovanni Bragolin, pseudonimo di Bruno Amadio, un pittore italiano vissuto tra il 1911 e il 1981. Di ogni quadro vennero prodotte centinaia di migliaia di copie vendute poi in tutto il Regno Unito a poco prezzo, quadri che il cittadino medio si poteva permettere senza problemi come decorazione.

Dal momento in cui il “The Sun” pubblicò la vicenda degli Hall, moltissime altre persone si fecero avanti per raccontare le proprie esperienze, ad esempio:

-Dora Mann, di Mitcham, Surrey, subì un incendio sei mesi dopo l’acquisto del dipinto, aggiungendo che tutti i quadri che possedeva vennero distrutti, tranne quello;
-Sandra Kaske, di Kilburn, Yorkshire, insieme a vari parenti ed amici subirono disastrosi incendi dopo aver comprato copie del dipinto;
-Una famiglia di Nottingham rimase senza casa per la stessa ragione, il padre, Brian Parks, tornò dall’ospedale trovando il dipinto intatto appeso ad un muro annerito e lo distrusse; 

Nel corso degli anni furono molti i tentativi, anche da parte di professionisti, di distruggere i dipinti dandogli fuoco, ma con scarso successo. Una volta il “The Sun” invitò tutti i possessori dei quadri a mandarli in redazione, così ci avrebbero pensato loro a distruggerli con un grande falò. Nel magazzino dove vennero custoditi scoppiò un incendio e successe la stessa cosa nell’area delle caserma dei pompieri che lo avevano domato dove furono tenuti in seguito.

Si dice che il bambino usato come modello per il primo dipinto si chiamasse Don Bonillo, viveva a Madrid ed era conosciuto come “Diablo” (diavolo) perché in ogni posto in cui andava a vivere scoppiava un incendio. Lui stesso era stato testimone della morte dei genitori a causa proprio di un incendio. Dopo che Bragolin lo ebbe ritratto nel 1969, Don scomparve. Anni dopo, a Barcellona, avvenne un incidente stradale che ridusse in cenere un’automobile e il guidatore e in quel che restava della sua patente si distingueva il nome “Don Bonillo”. Tutto ciò porta a pensare che lo spirito di Don sia rinchiuso in tutti i dipinti di Bragolin.

Ancora adesso, in tutto il mondo, le segnalazioni di questi incidenti causati dalla “maledizione del bambino che piange” non smettono di venire fuori.

Ho elencato le prime quattro storie più affascinanti, quelle che, personalmente mi hanno fatto più impressione. Ma ce ne sarebbero tantissime altre da citare, seppur brevemente: la maledizione della mummia di Tutankhamon, che uccise tutti quelli che ne vennero a contatto alla sua scoperta nel 1922; il diamante Hope e il Delhi Purple Sapphire, gioielli dal valore inestimabile che hanno portato sfortuna e perfino morte ad ogni loro proprietario; la canzone del 1933 “Gloomy Sunday”, cantata dall’ungherese Rezső Seress, che ha spinto moltissime persone a suicidarsi, tanto da esserne state vietate la diffusione e riproduzione; la scatola di Dybbuk, che racchiude un antico e malvagio spirito ebraico che ha ucciso chiunque ne sia venuto a contatto…

E moltissimo altro ancora! 

Gwen

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Micaela (lunedì, 27 ottobre 2014 09:18)

    Bellissime anche queste storie